il dilemma dei dilemmi
Lo spartiacque tra chi abita la “comfort zone” e chi coltiva il dubbio dove sta?
Nell’accettazione o meno dell’esistenza del padre di tutti i dilemmi.
Accapigliarsi sulle sfumature, sui dettagli, sui numeri, sulle dichiarazioni di questo o quell’esperto, su Israele, l’Inghilterra, l’efficacia dei vaccini, la democrazia, la Costituzione, i diritti, i morti di Bergamo, vacciniamo i bambini sì/no, ecc… ecco, impegnarsi con le migliori intenzioni a “convincere” qualcuno non porta da nessuna parte.
Istruzioni base per una sana convivenza civile
“Loro” lavorano nell’interesse pubblico oppure no?
Errori, forzature e contraddizioni avvengono in buona fede oppure no?
Se l’interlocutore non prende nemmeno in considerazione questo genere di dilemma, è bene mollare immediatamente la discussione.
Se non è nemmeno sfiorato dal dubbio, lascialo in pace.
Intestardirsi conduce inevitabilmente nella comfort zone altrui dove per ogni dubbio (cosa per definizione da complottisti) c’è sempre una risposta.
Si finisce sempre in un mondo certamente imperfetto ma governato da buone intenzioni.
“Nessuno può voler fare del Male a milioni di persone”.
Perché il “Male”, quello con la M maiuscola, quello brutto-brutto davvero, non esiste più.
Se n’è andato tanto tempo fa, quando la nostra società è diventata irreversibilmente migliore.
Il pensiero non solo di chi obbedisce “senza se e senza ma” ma anche di chi semplicemente si adatta alla situazione, è veramente riassumibile in questa credenza.
Convinzione che spazza via l’idea di poter essere in balia di criminali psicopatici.
È tutto troppo
È un meccanismo di difesa comprensibile ma non giustificabile. Esiste, infatti, un archivio sterminato di evidenze fattuali e “logiche” a supporto della possibilità che tutta la faccenda abbia poco a che fare con la tutela della salute pubblica. Anche che si tratti di una mera questione di interessi economici regge poco come opzione.
Troppa enfasi, troppo furore, accanimento, manipolazione, controllo. Troppe assurdità. Troppe voci che cantano all’unisono. Meccanismi che ciclicamente ritornano per rilanciare la paura. Oh, la paura, come funziona bene!
Dove sono mamma e papà?
Indizi ce ne sono a bizzeffe, come detto, ciononostante i percorsi razionali della maggioranza delle persone rimbalzano contro il muro di gomma interiore eretto dalla paura di essere “soli” contro un Leviatano. E così si rifugiano nelle risposte rassicuranti delle autorità, surrogati di figure genitoriali che per definizione pensano solo al bene dei propri figli e mai farebbero loro del male.
Mappatura del pensiero pandemico
È irrilevante quale sia l’ipotesi che sta a destra del rombo giallo. Ognuno ha la propria. Va bene anche non averne nessuna in particolare. Tuttavia, mettere in discussione ciò che ci viene raccontato, dopo due anni di Circo pandemico durante il quale se ne sono viste e sentite di tutti i colori, è già un buon segnale di salute mentale (ed emotiva).
Secondo me, ovviamente.
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